mercoledì 3 dicembre 2008
Der Sturm (‘La Tempesta’) di Giovanni MangiaCapra
A chi fosse interessato alla pittura intesa come pura essenza dello spirito umano segnaliamo la mostra personale di Giovanni Mangiacapra.
Lasciamo la presentazione a Marco di Mauro,critico e corrispondente per flash-art Campania e varie testate di cui l’Avanti.
LA TEMPESTA DI GIOVANNI MANGIACAPRA
Il titolo della mostra Der Sturm (‘La Tempesta’) vuol essere un omaggio alla rivista berlinese di Herwart Walden, che decretò il successo della pittura espressionista e ne divenne la voce ufficiale. La medesima tempesta agita la pittura torrida e passionale di Giovanni Mangiacapra, artista napoletano che opera dagli anni ’70 nei liberi territori dell’informale, seguendo un percorso del tutto autonomo e personale rispetto ai protagonisti di questa corrente.
La pittura di Giovanni è materia viva, pulsante, organica: il corpo fluido della pittura che scorre sulla tela, sospinta da una passione incontenibile, ritrova la sua anima nella luce che penetra nei pigmenti e svela profondità inaspettate. L’artista aggredisce la tela con impulsività, stende il colore con robuste pennellate che lasciano la superficie ruvida, fitta di concavità e sporgenze come il terreno appena arato, ma pronto ad accogliere il seme della vita. I suoi dipinti informali sono paesaggi interiori: nelle rughe, nei cretti, nelle increspature della superficie pittorica si intuiscono le pieghe dell’anima, le sue ferite e le sue angosce più segrete. Su questo sostrato, cupo e magmatico, si adagia però un’ ebbrezza cromatica fatta di brillanti contrasti e vivaci campiture, disposti a creare una piacevole armonia compositiva. Sono i principali veicoli di comunicazione di uno slancio passionale e creativo che anima la persona, prima ancora che l’opera, di Giovanni Mangiacapra.
In Paesaggio vesuviano e in Fuoco e lava, due delle opere più recenti, la ribollente visione di una colata lavica si presenta fusa con la rappresentazione dello spirito, dimostrando che la pittura non è materia inerte, ma possiede un’anima che è diretta emanazione dell’artista. La preponderanza dell’energia che transita dal suo corpo verso la tela non si traduce in una messa in posa, ma in una precipitosa corsa verso l’ignoto, verso quelle profondità che l’uomo ha paura di toccare. E il ‘fatto’ artistico è nel farsi che procede oltre l’evidenza.
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